Diciamolo chiaramente: secondo la nostra opinione soggettiva, è una soluzione molto valida e degna di essere presa in considerazione, ma si adatta principalmente a case di nuova costruzione, ben isolate e preferibilmente basate sul riscaldamento a pavimento. In questo tipo di abitazioni, le perdite di calore sono ridotte e il riscaldamento a pavimento richiede un fluido a bassa temperatura intorno ai 28-35°C. In queste condizioni, il riscaldamento elettrico può avere senso.
Non consigliamo necessariamente l'uso di una caldaia elettrica in edifici più vecchi, in impianti datati basati su radiatori tradizionali e assolutamente non in edifici con un isolamento termico scarso.
Proprio questa domanda – se la caldaia elettrica sia più adatta per i radiatori o per il riscaldamento a pavimento – è un aspetto fondamentale. Si tratta di una fonte di calore molto efficiente e, contrariamente a quanto temuto da molti, non la più costosa da gestire, ma solo in condizioni ben definite. Le resistenze della caldaia elettrica lavoreranno in modo relativamente economico se l'acqua viene riscaldata a circa 30-35°C. Questa temperatura di mandata è sufficiente per riscaldare un impianto a pavimento. I radiatori, invece, richiedono una temperatura di mandata minima di 45°C, e i modelli più vecchi addirittura 50-60°C. Questo non è sostenibile dal punto di vista economico.
✅ Secondo la nostra valutazione, è accettabile, dal punto di vista economico, utilizzare una caldaia elettrica per i radiatori nelle nuove case solo se questi sono un'aggiunta al riscaldamento a pavimento. Tutti gli altri aspetti – in particolare l'isolamento termico – devono essere al livello di un edificio di nuova costruzione, il che può funzionare, e il nuovo impianto non richiederà temperature molto elevate. Tuttavia, non sarà comunque un riscaldamento elettrico economico, poiché, sempre secondo la nostra opinione soggettiva, un riscaldamento elettrico vantaggioso richiede riscaldamento a pavimento in tutto l'edificio (al 100%).
✅ In un edificio a basso consumo energetico e di nuova costruzione, per una superficie di 200 metri quadrati, i costi annuali possono aggirarsi intorno ai 700-1100 €, basandosi sui prezzi dell'elettricità della prima metà del 2024. Ovviamente, ci sono numerosi fattori che influenzeranno il costo finale, in particolare se l'intera casa è basata su un sistema di riscaldamento a pavimento (più efficiente rispetto ai sistemi misti) e quanto calore si desidera mantenere in casa. Avere 21°C o 23°C in casa può fare una differenza significativa. Tuttavia, i costi di riscaldamento della casa con una caldaia elettrica potrebbero non essere così elevati come spesso si pensa. Per chiarezza, specifichiamo subito che questo non è un articolo sponsorizzato da alcun venditore di caldaie elettriche, e noi stessi non ci occupiamo né della vendita né dell’installazione di tali dispositivi.
È un dato di fatto: il comfort nell'utilizzo di una caldaia elettrica è paragonabile a quello di un impianto a gas. Non è necessario fare nulla per godere del calore, e regolare i parametri della caldaia è estremamente semplice.
A prescindere dai costi dell'energia elettrica, il costo di una caldaia elettrica è molto contenuto. Per una casa di 100-200 m², il prezzo di acquisto è compreso tra 500-800 €. Anche l’installazione è decisamente meno costosa, in quanto richiede solo il collegamento all’impianto elettrico (230V per caldaie più piccole e allacciamento trifase per quelle più grandi). Non c'è bisogno di un allacciamento al gas o di altre infrastrutture aggiuntive.
Le caldaie elettriche, di fatto, non richiedono manutenzioni annuali o ispezioni. Non ci sono i costi di revisione dell’impianto, come accade per i sistemi a gas o per la manutenzione dei camini.
Grazie al loro design compatto, possono essere installate ovunque e non richiedono una sala caldaia separata. Una caldaia elettrica può essere montata in cucina, nel corridoio, o in qualsiasi altro ambiente.
Molte persone nel nostro Paese hanno investito in impianti fotovoltaici, spesso sovradimensionati. Una parte significativa dell'energia prodotta non viene recuperata e ci rimangono dei kilowatt "extra" che rischiano di andare persi se non utilizzati. In questa situazione, vale la pena considerare una caldaia elettrica, come nel mio caso, dove funziona in combinazione con una caldaia a gas. Posso decidere quale caldaia debba sostenere il carico principale del riscaldamento domestico: se non ho sufficiente energia gratuita dall'impianto fotovoltaico, utilizzo maggiormente il gas.
✅ È interessante notare che la caldaia elettrica non deve necessariamente lavorare in un circuito separato, come accadrebbe combinando una caldaia a gas con una a combustibile solido, come legna o carbone. Non è necessario dividere il sistema in un circuito aperto e uno chiuso. La caldaia elettrica può essere collegata in qualsiasi punto del circuito della caldaia a gas, e nel mio impianto entrambe operano nella stessa centrale termica. L’unico intervento “più complesso” legato all’installazione della caldaia è stato il collegamento di un cavo a cinque fili, poiché per una casa di 150 m² è stata scelta una caldaia elettrica da 8 kW, disponibile solo nella versione trifase. In realtà, osservando i parametri operativi, la caldaia funziona quasi sempre con una potenza inferiore ai 6 kW, poiché l'abitazione è interamente basata sul riscaldamento a pavimento e la temperatura del fluido termovettore è solitamente intorno ai 30°C.
Collegare la caldaia elettrica tramite uno scambiatore a piastre è un'opzione, ma non sempre necessaria.
In un edificio dove tutto il circuito si basa su una pompa di circolazione e opera in un cosiddetto sistema chiuso, ciò potrebbe non essere indispensabile, come dimostra l’esempio sopra descritto. Tuttavia, separare la caldaia elettrica dal resto dell'impianto e creare un circuito separato può essere giustificato in alcuni casi:
1️⃣ Se abbiamo un impianto vecchio (probabilmente a circuito aperto), che come noto non è adatto alle moderne caldaie elettriche o a gas. In questo caso, per proteggere la caldaia, può essere utile inserire uno scambiatore di calore, a patto di voler utilizzare il riscaldamento elettrico con un impianto obsoleto o non modernizzato. Questa soluzione, però, non è economicamente vantaggiosa a meno che non si preveda di ristrutturare l'intero impianto a breve termine.
2️⃣ Se il circuito è troppo esteso e il flusso dipende esclusivamente dalla pompa interna della caldaia elettrica. In questo caso (come accade anche per le caldaie a gas) potrebbero verificarsi problemi di pressione e di circolazione dell'acqua attraverso la caldaia. In tali situazioni, si potrebbe accorciare il circuito e suddividere l'impianto. Tuttavia, non è necessariamente indispensabile installare uno scambiatore di calore; un'altra soluzione potrebbe essere l'uso di un separatore idraulico, che equilibri il sistema.
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La scelta dello scambiatore per una caldaia elettrica dipende dalla metratura dell’edificio e non è complicata, a patto che si seguano i parametri raccomandati dai produttori.
In questo caso, non bisogna prendere in considerazione la potenza della caldaia, poiché si tratta di potenza elettrica e non è un parametro rilevante per questa selezione. La nostra proposta comprovata è quella di basarsi sulla superficie della casa. Consigliamo di scegliere uno scambiatore con una superficie minima di 0,25-0,30 m² ogni 100 m² di superficie abitativa. Tuttavia, 0,25 m² è un valore minimo applicabile solo se l’abitazione è completamente isolata, a basso consumo energetico e dotata di riscaldamento a pavimento al 100%.
Le caldaie elettrodiche spesso richiedono l'aggiunta periodica di sale al circuito. Questo tipo di intervento esclude l'uso di uno scambiatore a piastre, poiché potrebbe causare perdite o danneggiare lo scambiatore stesso. L'analisi precedente sull'integrazione della caldaia elettrica con un sistema tramite scambiatore si riferisce esclusivamente a caldaie elettriche standard. Nella foto è presente una caldaia KOSPEL da 8 kW installata in una centrale termica con una caldaia a gas.
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