Crisi energetica, gas e centrali nucleari in Germania – cosa sta succedendo?

L'articolo è una breve rassegna delle informazioni attuali sulla crisi energetica in Germania, in relazione all'abbandono dell'energia nucleare e alla chiusura delle centrali atomiche. La Germania si troverà ad affrontare un approfondimento della crisi? Colpirà le economie vicine, che sono fortemente collegate alla più grande economia dell'Unione Europea? 

Centrali nucleari in Germania – decisioni politiche e conseguenze

Le centrali nucleari sono state per decenni un elemento importante del mix energetico tedesco. Nel periodo di massimo sviluppo dell'energia nucleare oltre 30 reattori erano in funzione, fornendo una parte significativa dell'energia elettrica del paese. Questa tecnologia avrebbe dovuto sostenere la stabilità energetica e ridurre la dipendenza dai combustibili fossili. Grazie a ciò, il gioiello della corona di Berlino - l'industria tedesca, tra cui quella automobilistica, avrebbe mantenuto la competitività e la capacità di competere sui mercati mondiali, cosa impossibile senza energia a basso costo.

Tuttavia, nel corso degli anni le priorità politiche e l'atteggiamento sociale verso il nucleare sono cambiati, portando a una graduale disattivazione dei reattori. O forse dietro c'era più politica di quanto non sembri, o come sostengono alcune teorie, addirittura legami con la Russia, le cui risorse avrebbero dovuto permettere la chiusura dei reattori tedeschi? Senza voler giudicare, per dovere di cronaca segnaliamo che opinioni di questo tipo circolano anche nell'Europa dell'Est, e la loro personificazione è ad esempio la figura dell'ex presidente tedesco - Gerhard Schröder, che attualmente è apertamente legato alla russa Gazprom. Vale però la pena sapere che in Germania questo tipo di informazioni non sono sempre percepite in modo negativo, una parte della classe politica, ma anche della società, non considera la cooperazione con la Russia come intrinsecamente negativa.

Controversie internazionali sulla dipendenza di Berlino dal gas russo

La transizione energetica tedesca doveva basarsi in larga misura sul gas proveniente dalla Russia, fornito attraverso una serie di gasdotti. Un ruolo fondamentale era svolto dal gasdotto Nord Stream 1 - che correva lungo il fondo del Mar Baltico, rendendo il percorso indipendente da altri paesi, collegava la costa russa del Baltico (vicino a San Pietroburgo) con la costa tedesca del Baltico, vicino al confine tedesco-polacco.

Quando però furono annunciati i piani per la costruzione del gemello Nord Stream 2 - che avrebbe moltiplicato la capacità di trasporto del gas, cosa che ovviamente correlava in termini di tempistica con l'abbandono di Berlino dell'energia atomica - i paesi dell'Europa dell'Est sollevarono una forte opposizione. Questa opposizione fu sostenuta dagli Stati Uniti, che ritenevano che i paesi della NATO non dovessero sostenere in modo così aperto il principale rivale della NATO.

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Un hub del gas tedesco? I più forti dettano le condizioni?

Il problema è che per la Germania, che nella NATO rimaneva - si apriva la prospettiva di diventare un hub del gas - cioè di ridistribuire il gas russo anche in altri paesi e guadagnare fortune sulla margine. La Germania avrebbe potuto unirsi alle potenze del gas, anche se formalmente non disponeva di risorse proprie. La Germania, cosa oggi certa, usò la sua influenza affinché l'UE iniziasse a spingere per una politica di transizione verso il gas - costringendo altri paesi dell'Unione a eliminare altre fonti energetiche. Non fu difficile giustificare la necessità di eliminare il carbone sporco, inserendosi nelle tendenze pro-ecologiche. Si colpì anche il nucleare, definendolo pericoloso. Questo avrebbe dovuto preparare la domanda di gas e costringere i paesi riluttanti dell'Unione ad acquistarlo.

Ci è riuscita? In larga misura sì, l'UE ha iniziato a fare pressione con decisione sui paesi basati sui combustibili fossili, come il carbone. Anche se paesi come la Polonia, a causa dei forti sindacati, non chiudevano le miniere di carbone, si portavano comunque massicciamente condotte del gas nei nuovi quartieri e persino nelle campagne per passare al riscaldamento a gas (ovviamente non si può giustificare questo processo solo con le pressioni dell'Unione, il gas è un combustibile a bassa manutenzione e meno dannoso del carbone - tuttavia, l'intero processo mostra che, dalla prospettiva dei piani di Berlino, la transizione energetica procedeva semplicemente secondo i piani).

Tuttavia, per quanto riguarda l'energia nucleare, i progressi furono scarsi, in pratica non si riuscì a convincere altri paesi ad abbandonare il nucleare - poiché il paese con la più alta quota di energia nucleare nel mix energetico, cioè la Francia - pose un deciso veto. Del resto, le aspettative di Bruxelles e Berlino erano poco realistiche, praticamente irrealizzabili per i francesi, e la Germania aveva bisogno di una forte alleanza con la Francia per poter perseguire più facilmente i suoi obiettivi all'interno dell'Unione in questo duetto. Berlino rinunciò, rendendosi conto che era chiedere troppo e che questi ambiziosi piani dovevano essere rimandati al futuro.

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Abbandono delle illusioni sulla potenza energetica tedesca basata sul gas

I piani di gassificazione dell'economia europea e i piani di ampia ridistribuzione del gas russo da parte di Berlino crollarono però - a causa dello shock sociale e politico in Germania - provocato dall'aggressione russa contro l'Ucraina il 24 febbraio 2024, avvenuta praticamente subito dopo il completamento di Nord Stream 2 (anche se prima del suo avvio, per chiarezza - non fu mai avviato). La Germania, che per anni aveva costruito l'immagine di un impero "morale", dovette recedere, sotto la pressione dell'opinione pubblica interna e mondiale. I commentatori ostili alla Germania affermarono senza mezzi termini che furono i soldi tedeschi pompati da Berlino in Russia in cambio di materie prime a permettere alla Russia di modernizzare l'esercito e inviarlo contro l'Ucraina. E la consapevolezza della completa dipendenza di Berlino dalle forniture di gas russe - avrebbe fatto sì che Mosca ritenesse che quei soldi non avrebbero smesso di fluire, anche in situazioni estreme. Questo bastò per iniziare una guerra. Questa è l'opinione, ad esempio, di Donald Trump, anche se le sue osservazioni sono spesso estreme.

Mantenere all'interno dell'Unione Europea la politica già approvata della transizione basata sul gas - significherebbe che quel gas ora deve essere acquistato da qualche parte e la Germania non lo fornirà più. La direzione più vicina era la Norvegia, ma dal punto di vista del dominio politico tedesco, più pericolosa sarebbe stata la visione di soddisfare il fabbisogno di gas europeo da parte degli USA. Ciò significherebbe un rafforzamento dei rapporti di Washington con i singoli paesi dell'UE e la loro indipendenza dall'influenza di Berlino. In particolare, i paesi dell'Europa dell'Est erano interessati a una tale soluzione, poiché percepivano la minaccia russa - quindi gli USA - leader della NATO erano un alleato naturale, specialmente dopo l'invasione dell'Ucraina. Questi paesi avevano anche (a differenza della Germania) un'infrastruttura eccellente per ricevere gas dagli USA trasportato via nave, ovvero moderni terminali GNL. Ad esempio, la Polonia o la Lituania.

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Improvviso cambiamento dell'atteggiamento dell'UE verso il gas come combustibile

L'influenza della Germania nell'UE era però abbastanza forte che Bruxelles reagì molto rapidamente e quasi subito dopo il fallimento del progetto Nord Stream 2, che tra l'altro presto fu fatto saltare in aria da sabotatori ucraini - introdusse una politica di restrizioni sul gas, in particolare per l'installazione e il finanziamento di nuovi dispositivi e che prevedeva un calendario per l'uscita dall'energia a gas. Il nuovo favorito della Commissione Europea - e su questo si sarebbe dovuta realizzare la transizione - erano le pompe di calore. Non è difficile indovinare quale paese in Europa ne produce di più, erano e sono ancora la Germania.

La Commissione Europea avrebbe agito in questo caso su richiesta della Germania? Molti commentatori lo affermano, è il paese con la maggiore influenza nell'UE. Poniamo una domanda retorica - Bruxelles avrebbe introdotto una politica di abbandono del gas - se il piano, costato miliardi, di ridistribuzione del gas russo fosse riuscito alla Germania?

Inversione di rotta della Germania dal gas - ma allora, che ne è del nucleare?

Il problema della Germania riguardo agli impegni del governo verso la società, sul nucleare - tuttavia rimase - il governo tedesco per anni ha fatto lobbying nei media a favore dell'abbandono dell'energia nucleare, presentandola come pericolosa. Il processo di condizionamento dell'opinione pubblica e della società, la promozione di una visione antinucleare iniziò già negli anni '90. Un ruolo forte fu svolto dai partiti di sinistra con i Verdi in testa, ma anche dai partiti principali, come la CDU o la CSU. Nel momento in cui la Germania aveva pianificato lo spegnimento delle centrali nucleari - come paese credibile avrebbe dovuto farlo. Non si previde, tuttavia, che in quel momento la situazione geopolitica sarebbe stata più complicata che mai dopo il 1989. Il gas, che avrebbe dovuto sostituire il nucleare - non aveva da dove scorrere, e l'energia diventò enormemente costosa, sull'industria tedesca si profilò lo spettro di costi enormi e della mancanza di competitività. Nonostante ciò - si portò a termine il progetto di spegnimento delle centrali nucleari, che nella fase finale guadagnò oppositori e in pratica significò scatenare una crisi energetica nel paese. Questa crisi avrebbe colpito duramente sia l'industria che i normali cittadini del paese. Avrebbe contribuito a una stagnazione o addirittura a una regressione economica che la Germania non vedeva da decenni. Diciamo sinceramente - spegnere le centrali nucleari in un simile momento era una follia.

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Sfondo politico del ritiro di Berlino dal nucleare

Le prime decisioni sull'abbandono dell'energia nucleare apparvero già negli anni '90, sotto l'influenza dei movimenti ecologisti e del partito dei Verdi. Un momento cruciale fu l'anno 2011 e il disastro di Fukushima in Giappone. La Cancelliera Angela Merkel, nonostante un precedente relativo sostegno all'energia nucleare, annunciò un radicale programma di accelerazione dello spegnimento dei reattori. La Germania decise di abbandonare completamente il nucleare, trattando la sicurezza e il rischio ambientale come priorità - così dicevano i comunicati governativi. Qui e lì emergevano preoccupazioni per una dipendenza eccessiva dalle forniture russe, tuttavia la Russia della fine degli anni '90 e successivamente - sembrava un paese di povertà eterna, crisi ed esercito tecnologicamente obsoleto. Pochi prendevano sul serio la possibilità di una rinascita della minaccia russa - sebbene tali voci apparissero nei paesi dell'Europa dell'Est, come Polonia o Romania.

Alla fine, le ultime centrali nucleari tedesche cessarono l'attività nel 2023, rendendo la Germania uno dei pochi grandi paesi industrializzati a rinunciare completamente all'energia atomica.

E ora? È difficile da credere - la Germania dovette iniziare a importare energia elettrica dalla Francia. Ricordiamo, la stragrande maggioranza dell'energia elettrica prodotta sulla Senna è... energia nucleare. Berlino ha spento le centrali nucleari - e ha iniziato a importare energia nucleare dalla Francia. Attualmente nel 2025 - i costi dell'elettricità in Francia sono due volte inferiori ai costi dell'elettricità in Germania.

FVE - Le energie rinnovabili avrebbero dovuto essere il fondamento

La chiusura delle centrali nucleari era parte di un piano più ampio "Energiewende", cioè la transizione energetica basata sulle fonti di energia rinnovabili — eolica, solare e biomassa, se parliamo del periodo in cui non si poteva più parlare di gas. La Germania ha aumentato significativamente la produzione di energia da FER - la Germania è diventata un leader mondiale in questo campo. Allo stesso tempo, vengono implementati programmi a sostegno dello stoccaggio dell'energia e dello sviluppo delle reti di trasmissione. Ma in un lobbying così forte, alimentato da politici, dietro i quali a volte c'erano legami poco chiari con varie fondazioni e con lo stesso business delle FER - si prestava attenzione a un reale approccio scientifico alla stabilità delle FER? O invece - si bloccavano, in nome del politicamente corretto, tutte le posizioni polemiche?

Infrastruttura energetica tedesca e FER

La verità è che la Germania ha un'infrastruttura energetica obsoleta, in ritardo, non modernizzata per molti anni a causa della politica del cosiddetto freno del debito. In questa nobile causa della protezione del clima - pochi sollevavano la vera argomentazione: l'infrastruttura energetica tedesca non è adatta a una così grande quantità di FER imprevedibili. Un carico eccessivo sul sistema con un'enorme quantità di energia dal fotovoltaico - in alcuni giorni si traduce in blackout, oppure si riesce a prevenirli - disconnettendo dalla rete molte centrali fotovoltaiche tedesche. Ma non è così semplice, lo stato per anni ha incoraggiato gli investimenti in tali centrali e ha firmato contratti con gli investitori per l'acquisto di energia. Non può semplicemente disconnetterle dalla rete nei mesi in cui questi investitori producono più energia. Quindi - è emerso un nuovo problema finanziario - Berlino e i Länder federali pagano complessivamente già diversi miliardi di Euro all'anno come risarcimenti per i proprietari di centrali fotovoltaiche, per la mancata osservanza dei contratti di acquisto dell'energia. Si può rischiare la tesi che, almeno per il momento, la Germania ha troppe FER - rispetto alle possibilità della sua obsoleta infrastruttura.

Lo stato - che nella sua politica fiscale mirava a tutti i costi a non indebitarsi, il che è stato un biglietto da visita della Germania per anni - ha portato al fatto che non ha tenuto il passo con lo sviluppo del fotovoltaico nel paese e non ha modernizzato il sistema energetico. Non suona come una politica energetica ben condotta, dopotutto la Germania stessa ha causato un così rigoglioso sviluppo della rete fotovoltaica (sovvenzionandola con somme enormi). Oggi è chiaro che in tutte queste decisioni l'ideologia, cieca, era la più importante, tutti gli altri aspetti razionali dovevano cedere il passo alle azioni per il clima. Le critiche non erano benvenute, né necessarie a nessuno. Oggi, per modernizzare il sistema energetico tedesco, non servono solo miliardi di €, che alla fine forse la Germania troverà (dato che il cancelliere Merz sta attualmente considerando di rimuovere la politica del freno del debito). Questo non risolve la questione - poiché la Germania è così in ritardo in questo aspetto, che per eliminare il problema non ha bisogno solo di soldi - ma di molti anni.

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Controversie e sfide legate alla decisione di spegnere i reattori

La chiusura dei reattori suscita molte discussioni. I critici sottolineano che la mancanza di una fonte stabile di energia a zero emissioni ha portato a un aumento della quota di combustibili fossili, soprattutto carbone, influendo sulle emissioni di CO₂. Le decisioni si sono quindi rivelate controproducenti, almeno temporaneamente. Sono emerse anche preoccupazioni per la sicurezza energetica, soprattutto nel contesto della crisi delle materie prime dopo il 2022.

I sostenitori, d'altra parte, sottolineano le questioni di sicurezza, l'indipendenza dalla tecnologia nucleare e l'attuazione coerente della transizione ecologica. Ma, a cosa serve l'indipendenza dalla propria tecnologia nucleare - quando la Germania è diventata dipendente dalla tecnologia nucleare francese?

Oggi la Germania genera meno energia elettrica che nel 1992

I dati disponibili indicano che il sistema energetico tedesco nel 2023 ha prodotto 436 TWh di energia (dati dell'Istituto Fraunhofer). Nel 2016 ne generava 554 TWh. Questo è un calo di oltre il 21% in 7 anni.

Oggi, in ogni economia ben gestita, il consumo di elettricità aumenta, ne hanno bisogno sempre di più anche i consumatori, non si cucina più a gas, ma su piastre a induzione, sempre più edifici hanno riscaldamento elettrico, la moda tedesca è il riscaldamento a pompa di calore, il governo sovvenziona le auto elettriche - in queste condizioni il sistema tedesco in 7 anni perde il 21% di efficienza, è un calo di 118 TWh, cioè più di quanto generi la ricca Olanda.

Vale la pena aggiungere che nel frattempo è avvenuta nel mondo una rivoluzione tecnologica legata all'IA. Saranno innovativi quei paesi che creeranno sistemi di prima classe e li adatteranno ai propri ambiti di vita. È però un campo enormemente energivoro, che richiede enormi riserve di energia. La Germania, al momento della pianificazione dello spegnimento dei reattori, non poteva saperlo, ma ha fatto sì che alla partenza di questa enorme corsa si trovi in una posizione perdente.

✅ Alla fine, numeri scioccanti: nel 1992 la Germania riunificata generava 498 TWh di energia elettrica. Oggi (dati 2023, Istituto Fraunhofer) ne genera 436 TWh, cioè oggi è in grado di produrre solo l'87% della cifra del 1992. Dopo tanti anni di sviluppo, ricordiamoci dove e a quale livello di sviluppo era il mondo all'inizio degli anni '90. Non è ora di porre fine a questa follia?

Le conseguenze vanno oltre quanto sembri

Alcuni commentatori sottolineano anche le conseguenze socio-politiche della crisi energetica in Germania. L'aumento dei prezzi dell'energia ha portato alcuni settori dell'economia, compresa l'industria automobilistica, sull'orlo del fallimento. Non c'è ancora un problema di disoccupazione di massa, tuttavia i cittadini hanno iniziato a temere per il proprio lavoro, il che è un fenomeno nuovo. Ci sono anche licenziamenti e molte aziende straniere stanno chiudendo le filiali in Germania. Peggio ancora, ci sono anche aziende tedesche - con capitale tedesco, che stanno trasferendo la produzione dalla Germania a paesi più economici. Il tedesco medio avverte un aumento molto elevato delle bollette di luce e gas, i prezzi più alti dell'energia contribuiscono al rincaro e all'inflazione anche dei prodotti alimentari. È il periodo peggiore da anni, le tasse e gli oneri stanno aumentando. Questo è carburante per partiti più radicali e la liquidazione del vecchio consenso basato sul governo dei partiti di centro. Cresce il sostegno per l'AFD, che offre l'abbandono dell'utopia climatica e il ritorno al buon senso - un partito che si è opposto a tutto ciò da tempo.

La crisi in Germania non è una buona notizia per l'Europa

Anche se la crisi in Germania potrebbe rappresentare un'opportunità per le aziende straniere, la maggior parte degli esperti ritiene che non sia una situazione desiderabile in Europa e non avrà un impatto positivo sullo sviluppo economico dell'UE. Le statistiche mostrano che in passato, affinché altri paesi raggiungessero buoni risultati di crescita economica - la crescita economica in Germania doveva essere almeno del 2-2,5%. Non è molto, ma significava che l'industria e la domanda tedesche funzionavano. Se si scende al di sotto di questa soglia per un periodo più lungo - l'industria tedesca inizia a frenare e smette di creare posti di lavoro nei paesi vicini, perché va ricordato che nella catena di approvvigionamento dei produttori tedeschi ci sono fornitori di vari componenti da altri paesi europei - come Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria, Italia o Slovenia. I problemi delle fabbriche tedesche significano per loro un minor numero di ordini. E i problemi dei consumatori tedeschi e i loro portafogli più magri - significano una riduzione della domanda, sia per i beni locali che per quelli importati, il che crea un circolo vizioso.

Un esempio di economia che sarà colpita più duramente dai problemi dell'industria tedesca è la Repubblica Ceca, che è praticamente dipendente dall'economia tedesca. L'industria ceca dipende strettamente dalla domanda in Germania. In una situazione simile c'era in passato la Polonia, ma la storia dei successivi rallentamenti economici mostra che la Polonia si è in parte resa indipendente dalle fluttuazioni dell'economia tedesca (in gran parte grazie a un forte mercato interno), ma rimane comunque il partner commerciale più importante di Varsavia e le perdite prima o poi si faranno sentire. Anche le aziende italiane, slovene e ungheresi si troveranno in una situazione difficile.

Non migliorerà questa situazione l'attuale politica doganale protezionistica degli USA, che sono sempre stati un mercato ricettivo per le merci tedesche di buona qualità. In particolare, perché alla fine ha colpito proprio il settore automobilistico.

E ora?

La transizione energetica in Germania è ancora in corso, non è un tema chiuso, certamente non può rimanere nella forma che vediamo ora - il tedesco medio non lo accetta. In realtà, le sue fondamenta sono crollate e bisogna ricostruirle da zero - e il futuro dovrebbe basarsi su fonti di energia rinnovabili, idrogeno e tecnologie avanzate di stoccaggio. Anche se le centrali nucleari sono (probabilmente) passate alla storia, l'argomento suscita ancora emozioni — alcuni esperti chiedono di riconsiderare il nucleare, soprattutto nel contesto delle nuove tecnologie, come gli SMR (small modular reactors). Per ora, tuttavia, la politica della Germania rimane inequivocabile — l'energia del futuro deve provenire dalle FER.

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